Profile:
OM
Level:
Pro
Dott. Ortensio Mendicino (Regione Calabria)
Laureato in Storia delle arti decorative e industriali, Università di Pisa 1986.
O. Mendicino: Manifatture in ferro a Pisa e fuori Pisa, 2006.
La monografia sull’ arte fabbrile è costituita da:
- Tecnica di lavorazione;
- Dati tecnici;
- Catalogazione manufatti;
- Tipologia;
- Bibliografia ragionata.
La descrizione del manufatto è impostata sul modello della scheda OA della Soprintendenza ai beni storici artistici e culturali, con ampio spazio per la tecnica di lavorazione e per la descrizione del manufatto, inerente alla didattica anche museale.
Relatore alla Biennale di arte fabbrile a Stia (AR) 2007.
RELAZIONE SCIENTIFICA
PROGETTO CATALOGAZIONE
MANIFATTURE IN FERRO
A cura di Ortensio Mendicino
Premessa
Il ferro battuto è un settore relativo alla Storia dell’Arte dei Metalli e ambito delle Arti Decorative, nonostante i dubbi sollevati dal labile confine dalla funzione d’uso. Gli Statuti dell’Arte hanno regolato lo svolgimento della professione per secoli, subito modifiche in relazione ai cambiamenti storici dei vari stati interregionali, presenti in Italia fino all’ unificazione. I manufatti presentano, nel corso del tempo, particolari architettonici nella struttura e nel sistema di decorazione: monofore, bifore, trifore, colonne, quadrilobi, archi; questi sono destinati al decoro degli spazi aperti degli edifici e ne seguono le linee costruttive (stipiti ed archi degli ingressi, scale, finestre). Altri decorano le facciate o l’interno delle abitazioni (maniglie, porta-panelli, porta-bandiere, campanelle, faldistori, leggi lucerne, porta-ceri, alari, tavoli). Le opere fanno parte della corrente artistica-stilistica e culturale del loro secolo; sono ideate ed eseguite dai fabbri anche su disegno fornito dal committente. Il passaggio da artigiana ad industriale della produzione della materia prima (fine 1700 o inizi 1800), l’incremento demografico, la costruzione di nuove abitazioni e le nuove correnti stilistiche-artistiche e culturali aumentano la domanda dei prodotti in ferro in Europa e in Italia con qualche anno di ritardo. Questi manufatti sono integrati da finiture prettamente industriali e da strutture ornamentali in ghisa. La ripresa della produzione fabbrile ha i suoi alti e bassi in relazione al territorio in cui operano gli artigiani; partecipano le botteghe di antica attività e moderne. Il fabbro, tra Ottocento e Novecento, lavora il ferro prodotto dall’industria, già squadrato, pronto al taglio e alla lavorazione; è un forte cambiamento rispetto al passato, perché i predecessori seguivano tutto il processo (non sono stati recuperati documenti sulla netta separazione tra fonditori di minerali ferrosi e fabbri), o quantomeno rifinivano il metallo acquistato in barre, masselli, piastre, strutture di fissaggio e in attrezzi di lavoro. Il mestiere è in fase di declino lento e inesorabile; contribuiscono a questo evento: complessità del lavoro, dispendio fisico, costi di produzione particolarmente elevati, scarse risorse economiche individuali per allestire o ristrutturare una bottega, assenza di spirito di iniziativa, concorrenza di mercato, particolari del manufatto (cancello o ringhiera) già prodotti in serie a livello industriale. L’ intervento parziale dell’industria definisce da una parte la riduzione del lavoro per l’esecuzione dell’opera e dall’ altra un minor costo per l’acquirente. La riduzione operativa proviene dalla costante divisione lavorativa negli stabilimenti e dalla specializzazione aziendale dovuta al mercato; è una trasformazione del lavoro artigiano iniziata con la prima rivoluzione industriale, proseguita fino a nostri giorni con i componenti da assemblare alle tipologie. Le ragioni socio-economiche di questo declino sono da discutere in sedi appropriate.
La tecnica di lavorazione
Forgiare, battere e tirare il ferro costituiscono il metodo di base per la produzione della materia prima e dei manufatti, già a partire dalla sua scoperta (metà del IV secolo a. C., presso egiziani e caldei), e chi produce il ferro esegue anche il prodotto. I minerali (ematite, pirite, ossidi ferrosi) e combustibile di legno sono riscaldati all’interno di fornaci. Il blumo è adagiato su supporto rigido, battuto, tirato con una pietra in antichità, poi a martello nei secoli successivi; perde scorie ed ossido di carbonio: le operazioni di riscaldamento e battitura sono reiterate diverse volte per abbassare la percentuale di carbonio ed ottenere ferro saldato malleabile. Questo metallo è trasformato lentamente in barre e lamiere di sezione e consistenza diversa. Il ferro diventa importante appena risultano evidenti le sue caratteristiche di duttilità, resistenza, durata. Il sistema produttivo delle tipologie rimane invariato per secoli, fatta eccezione per i nuovi utensili e attrezzi da lavoro; riprende vigore a partire dall’XI secolo e continua nel futuro usando: fornaci più capienti; mantici di insufflazione d’aria, mossi dall’energia dell’acqua; magli azionati sempre dalla forza motrice dell’acqua. La domanda di manufatti determina i miglioramenti costanti per la fusione dei minerali, la ricerca di disegni e di tecniche decorative per le opere. Le tecniche decorative (ageminatura, niellatura, damaschinatura, godronatura, perlinatura, brillatura, traforo, incisione, modanatura, ritaglio, puntinatura, forma a stampo) qualificano la superficie metallica. Manufatti semplici e complessi sono ordinati dai committenti, lavorati all’interno delle botteghe. Questi richiedono una grande capacità di specializzazione da parte dei fabbri. La conoscenza della tecnica lavorativa definisce, in modo generico, fabbro chi lavora il metallo, mentre la produzione determina la specializzazione del mestiere in fabbri, maniscalchi e armieri. Il rispettivo mestiere è ancora suddiviso in classe di lavoro: fabbri dediti all’arredo e ai serramenti; maniscalchi impegnati nelle ferrature dei cavalli nei finimenti; armieri produttori di corazze, spade e coltelli, e armi da fuoco. Il procedimento artigianale inizia il suo lento declino nel Settecento, epoca della comparsa dei primi alto-forni e del carbone coke, e, in coincidenza, la prima rivoluzione industriale modifica gli schemi per acquisire la materia prima passando dall’ autoproduzione all’ acquisto presso rivendite. Le differenze produttive dei due metodi sono evidenti durante l’analisi del metallo: quello artigianale è meno squadrato linearmente; quello della prima industria si presenta regolare nella sezione. Ciò definisce una linea di confine tra le due produzioni e segna il passaggio produttivo tra artigianale e industriale. Una quantità sempre maggiore di metallo è presente sul mercato a partire dalla fine del XVIII secolo, per soddisfare il fabbisogno dell’industria nascente e della produzione artigiana. Gran parte di questa produzione, adesso, proviene dall’industria, la quale ha sostituito il sistema fabbrile lentamente, rinnovandosi costantemente. Il fabbro gestisce l’amministrazione finanziaria, l’acquisto della materia prima e il lavoro. Le antiche mansioni del garzone e dell’apprendista sono, forse, relegate al trasporto del metallo anche grezzo, del carbone, all’aiuto durante la lavorazione, all’accensione della fucina. Questi aiuti di bottega apprenderanno il mestiere con il trascorrere degli anni, fino a diventare i futuri fabbri; saranno a conoscenza delle tecniche di lavorazione e dei disegni da tramandare ad altri. La schematizzazione di questa attività è illustrata in alcune tavole dell’Encyclopédie (D. Diderot, J. B. Le Rond D’Alembert 1758-1776, Lucca). L’interno del laboratorio presenta diversi attrezzi di lavoro di grandezza differente: forgia, mantice, preselli a tenaglia, attizzatoi; incudine a doppio corno e mozza; martello a facce semisferiche, a faccia quadrata ed a penna a tronco di piramide; stozzi, ceselli; puntoni, scalpelli a taglio diverso; cesoia piccola, media e grande; lime piccole, medie e grandi; dime; tavoli rigidi da lavoro. Il deposito del combustibile e del metallo può essere ricavato all’esterno della bottega o all’interno. I fabbri modificano le figure geometriche per realizzare il prodotto; fanno riferimento costante a lettere dell’alfabeto come C, S, V, al repertorio fogliaceo e floreale per qualificare il metallo. Faldistori, alari, candelabri, leggii, porta-bacile, cancelli, grate, ringhiere, roste, lanterne, campanelle presentano una maggiore funzione decorativa e rispetto a quella d’uso. L’artigiano esegue alcune operazioni preliminari prima di lavorare: accensione della fucina, scelta dei listelli da inserire tra i carboni ardenti. La mano o la tenaglia stringono la parte fredda della barra da riscaldare. Questa è collocata sull’incudine, tirata a colpi di martello fino a quando non raffredda. Il procedimento è ripetuto fino ad ottenere il disegno desiderato. Le modanature sono elaborate a martello. Le figure piane, foglie, lische di pesce, denti di lupo e volute segnano il metallo in diversi settori; sono realizzati a martello e scalpello. Le serie a puntino sono impresse utilizzando martello e puntone. Le piastre sono battute a caldo entro coni figurati così il metallo segue il disegno dei putti, delle cartelle. La brillatura è relativa al girare la barra riscaldata più volte lungo la lunghezza. La godronatura è impostata da numerose e fitte incisioni sul bordo della barra o lamina. I quadrilobi, i fregi, le volute ed i tralci sono traforati a freddo nelle lamine ritagliate. Quando il profilo del listello, o della lamina, corrisponde al disegno su carta le fasi di lavorazione sono concluse ed inizia la pulizia; lime e mole ripuliscono le “bave” del metallo e i segni del martello. Le tracce del martellamento sono lasciate anche come effetto decorativo. I singoli componenti del manufatto sono adagiati sul banco di lavoro orizzontale, molto robusto, forati se necessario, assemblati e fissati da chiodi ribattuti a caldo, da fasce e da occhielli avvolti all’estremità. L’utilizzo del processo di temperamento del metallo (raffreddamento immediato in acqua) permette di contrastare la formazione della ruggine; determina una durata più lunga del prodotto, una maggiore resistenza. Oli ed antiruggini sono cosparsi sulla superficie per conservare l’opera dalla corrosione. La nomenclatura reca sistemi decorativi: piedi modanati ed incisi, nodi bombati, bronzo fuso e rinettato, archi a tutto sesto ed a sesto trilobato, racemi ad S, zampe modanate ed incise, denti di lupo incisi, nodo a facce romboidali, sfera, piastre traforate a giorno, cilindri, parallelepipedi, colonne brillate, voluta a C, fiori a giglio in lamina, grappoli d’uva, melagrana in piastra, fiore a tulipano, quadripetali, foglie di acanto, quadrilobi. L’iconografia decorativa è ribadita senza variabili; attinge dal patrimonio conoscitivo del fabbro.
Botteghe
L’attività dei fabbri è relativamente approfondita in modo organico, cioè: tecnica di lavorazione, descrizione dell’opera, documenti, disegni. L’ analisi storiografica delle manifatture in ferro appunta lo sguardo verso i riferimenti storici, culturali e stilistici, per un arco temporale esteso dall’ XI al XX secolo. Il repertorio fotografico, quasi sempre, non è seguito dalla documentazione necessaria per una corretta identificazione; è indicativo per quanto riguarda l’origine territoriale, l’ubicazione, la collezione privata, l’archivio fotografico; lascia spazio per un’ampia ricerca delle fonti documentarie, con le molte attribuzioni, -da confermare-, da parte degli studiosi a partire dagli ultimi anni dell’Ottocento e per quasi tutto il Novecento. L’esame delle tipologie è ancora agli inizi, e scarsi sono i documenti delle botteghe produttrici che hanno eseguito il vasto patrimonio artistico giunto fino a noi. Le fonti storiografiche non citano laboratori operanti in Calabria però danno notizie di tante botteghe attive in altre regioni italiane nel corso dei secoli (N. Grosso detto il Caparra, G. Serafini, Bizzaccheri, G. B. Malagoli, A. Mazzucotelli, A. Benetton, C. Rizzarda, U. Bellotto, A. Gerardi, A. Calligaris, I. Petrassi, Fratelli Matteucci, E. Cinelli, F. Maffettini. C. Tironi, C. Salvi, G. Beruatti, P. Franci, Zalaffi, Fratelli Contri). Le botteghe calabresi meriterebbero, insieme a tante altre di cui non si hanno notizie, una ricerca più appropriata da parte degli studiosi e una maggiore attenzione in relazione alla conservazione e valorizzazione da parte delle amministrazioni locali e regionali. L’ operatività fabbrile rimane documentata nel suo complesso da tutto il repertorio ancora in sito, escluse le perdite dovute alle guerre, movimenti di assestamento del territorio e le rimozioni forzate durante le ristrutturazioni edilizie.
Tipologia
La classe è costituita rispettivamente da inferriata di finestra, faldistorio, lume, porta-cero, alare, letto, cancello, bandella, porta, serratura, chiave, alari, campanelle, croci, maniglie, roste, ringhiere; altri studi possono approfondire gli ambiti del lavoro fabbrile, il quale è molto vasto. Questi manufatti hanno in comune, in genere, la geometria piana, le lettere C, S e V dell’alfabeto, ornati fogliacei, spiraliformi e caulicoli e schemi decorativi incisi, modanati, godronati. Quadrati, rettangoli, cerchi e semicerchi e variabili dei medesimi definiscono la struttura dell’opera; sono alcune delle possibili decisioni per elaborare un manufatto semplice o complesso (cancello, inferriata, porta, rosta), fissato a supporti anche particolari. La dimensione dell’opera rende necessaria la suddivisone dell’area in scomparti minori. I sistemi decorativi qualificano le barre e le ripartizioni; recano ornati ripetitivi anche nelle varianti. Altre opere prendono sviluppo da linee verticali oppure orizzontali, da cui sono articolati prolungamenti lineari o mistilinei (porta-cero, porta-bandiera, porta-panello, porta-campanella, porta-bacile). Il profilo finale della barra, spesso, è una modifica delle figure piane anche per queste opere di piccola dimensione, soprattutto il cerchio, o costituisce le lettere C, S, V e la squadra. Il repertorio decorativo mostra alcuni disegni, tipo volatili predatori, sviluppati da massello in ferro, ed in barra propone graficamente rettili o fogliame, teste di muflone o di draghi particolari, colonnine lisce e scanalate, frutta. La grafica è di simile concezione, nonostante siano evidenti variabili ornamentali, per le diverse botteghe. Il recupero dei disegni antichi è difficile negli archivi o presso altre istituzioni; forse sono più reperibili quelli contemporanei e recenti.
Catalogazione
La catalogazione dei manufatti consente il recupero della memoria artistica dei fabbri e dei loro sistemi di lavorazione e la salvaguardia di quello che rimane. Una maggiore attenzione è dovuta a tutte quelle opere presenti nei centri storici italiani, per:
- il lato conservativo (controllo rigoroso da parte degli uffici preposti, degli edifici dei centri storici durante le fasi di ristrutturazione, per evitare distruzioni e dispersione di opere);
- il turismo (dare rilievo nelle guide turistiche a questi manufatti, per apprezzare il valore storico, artistico e culturale dell’edificio integralmente).
L’ impulso al controllo rigido deve iniziare dalle Soprintendenze ai beni storici artistici e culturali e poi concludersi nelle amministrazioni. Questo patrimonio necessita di giusti interventi per non assistere alla sua scomparsa con il trascorrere degli anni. I responsabili della promozione turistica locale, provinciale e regionale possono migliorare le informazioni con una maggiore attenzione ai beni pubblici esistenti nei centri abitati, che non riguardano solo i palazzi, le ville, o le sedi di culto, ma anche quelle realtà decorative che arricchiscono gli edifici comuni. I centri storici cittadini somigliano a musei aperti al pubblico, considerata la notevole quantità di manifatture presenti ad ogni angolo e ad ogni facciata dei palazzi. Un dèpliant sintetico delle opere site in città ha la sua importanza per i visitatori; dà il primo approccio visivo-culturale verso questa conoscenza artistica che rischia di rimanere nascosta a molti dei residenti e a molti dei turisti, di essere osservata e ammirata solo di sfuggita ed in minima parte compresa.